Il Verdicchio è il vino che più rappresenta la storia e il territorio marchigiano, proprio perché è il vitigno più diffuso all’interno della regione.
Il vitigno del Verdicchio è, infatti, una pianta autoctona che viene coltivata e prodotta in circa 3500 ettari di vigneti sparsi tra le province di Ancona e di Macerata.
Ma il Verdicchio affonda le sue radici in epoche antiche: è un vino dalle umili origini che i viticoltori hanno sempre trovato il modo di modernizzare e rendere attuale, grazie alla scienza e alla passione per il proprio territorio.
Testimonianze delle origini di questo vino ci vengono riportate anche dai versi antichi di alcuni testi del 410 d.C., dove si racconta di come il re dei Visigoti, attraversando il territorio delle Marche, abbia fatto un’ingente scorta del vino dei Castelli di Jesi prima di raggiungere Roma e saccheggiarla.
Diversamente, studi genetici recenti ci parlano della possibilità che la pianta del Verdicchio possa essere stata importata da contadini veneti durante il 1400.
Il DNA di questo pregiato vitigno sarebbe infatti collegato a quello della bacca bianca del Trebbiano di Soave e del Trebbiano di Lugana, vini prodotti all’interno della regione del Veneto.
Ciò che si conosce per certo è che il Verdicchio nasce come un vitigno povero, coltivato dai contadini e dagli allevatori della valla esina a cui veniva spesso abbinato trebbiano (per la quantità) e la malvasia (per l’aromaticità).
Nel corso dei secoli, il vino del Verdicchio ha acquisito sempre maggiore qualità, grazie alle innovazioni portate avanti dai viticoltori locali con l’avanzare degli anni.
Fino ad arrivare al 1622, quando il medico fabrianese Francesco Scacchi da in stampa un’opera titolata “De salubri potu disertatio”. In quest’opera si racconta le esperienze e le elaborazioni dell’Abate fabrianese sulla rifermentazione naturale in bottiglia, utilizzando bianchi locali supposti essere di base Verdicchio di Matelica. Tutto ciò 46 anni prima del famoso abate Dom Perignon. Si può dire che la spumantistica è stata inventata nella vallata di Matelica.
Le aziende che si occupano della produzione di Verdicchio, dalla metà del secolo scorso ad oggi, hanno saputo raccogliere la tradizione dei viticoltori del passato e guardare al futuro insieme alle nuove tecniche di affinamento offerte dalla moderna scienza enologica.
Questo ha dato vita ad un prodotto dalle caratteristiche organolettiche pregiate e ricercate, frutto della terra rigogliosa e viva delle Marche.
I produttori di Verdicchio hanno imparato a conoscere la terra marchigiana, rispettandola e selezionando i terreni maggiormente adatti alla produzione di uno dei vini bianchi più amati d’Italia.
Qual è il terroir ideale per il Verdicchio
Il terroir è la parte fondamentale della produzione del Verdicchio e comprende la struttura del suolo e il clima presenti sul territorio.
È proprio dal terroir che il vino acquisisce le proprietà che lo rendono unico e irresistibile, determinandone la qualità e dividendo le diverse varietà a seconda della zona di coltivazione.
Il Verdicchio, infatti, è un vino che dipende molto dal terreno in cui affonda le radici e dal microclima a cui viene esposto. Motivo per cui tutti i tentativi di trasportarlo in altri territori, o addirittura paesi, sono miseramente falliti.
I principali appezzamenti in cui viene prodotto il Verdicchio sono in collina e possiedono un suolo ricco di minerali: in particolare, la terra presenta uno strato di argilla calcarea.
Il terreno argilloso ha la caratteristica di trattenere l’acqua, cosa che favorisce enormemente l’irrigazione del suolo, soprattutto nelle zone collinari lontane dai corsi d’acqua.
Questi terreni concorrono così alla grande vigoria di questo vitigno e soprattutto alla sua capacità di sintetizzare zuccheri e struttura nel vino.
La pioggia, quindi, è una componente fondamentale della coltivazione delle viti del Verdicchio, perché viene raccolta dalla terra per offrire il nutrimento di cui le piante hanno bisogno, soprattutto nella stagione estiva.
Mentre a valle notiamo la presenza di due importanti fattori: il fiume Esino, che costeggia e attraversa le terre dei Castelli di Jesi, e il Mare Adriatico, che favorisce un clima mite e soleggiato.
La valle che accompagna il fiume, in cui vengono coltivati i vigneti, è stata successivamente divisa in Alta e Bassa Vallesina, da cui poi derivano le due principali denominazioni di Verdicchio: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica.
Nello specifico, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è il vino prodotto dalle viti coltivate a valle, dai vigneti “di mare” presenti nelle terre che si affacciano sulla costa.
Sono uve influenzate da temperature miti, di conseguenza hanno una maturazione molto più rapida rispetto a quelle presenti negli appezzamenti nell’Alta Vallesina.
Difatti, le viti della Valle di Matelica sono esposte ad un clima rigido e umido, caratterizzato dalla presenza della catena montuosa degli Appennini.
Il Verdicchio di Matelica è il cosiddetto vino “di montagna” che, con la sua maturazione più lenta, accentua le note dolci lasciando una significativa vena di acidità che lo rende fresco e invitante.
Il Verdicchio di Matelica: un vino speciale
Al Verdicchio di Matelica spetta una produzione decisamente più ridotta rispetto al Verdicchio di Jesi e forse è proprio per questo che è così speciale ed esclusivo.
Le caratteristiche climatiche in cui crescono i vitigni di Matelica offrono la possibilità di produrre un vino dalle proprietà organolettiche peculiari e ricercate.
Ho aperto la mia azienda vitivinicola Gàjole con questo preciso scopo: dare al vino di Matelica il pregio e l’importanza che si merita, creando un prodotto di altissima qualità capace di essere apprezzato soprattutto per le sue origini e per il suo territorio.
Non è necessario svolgere un affinamento complesso o aggiungere aromi al Verdicchio che già di per se ha una “aromaticità” molto varietale.
M è un vino prodotto e coltivato in modo totalmente biologico, perché frutto sincero della terra fiorente delle Marche.
Le uve vengono coltivate ad un’altitudine di 400 – 450 m/slm e hanno una vinificazione naturale, con una fermentazione spontanea, a temperatura controllata e senza l’utilizzo di solforosa.
Il suo giallo paglierino dai riflessi verdognoli racchiude tutte le caratteristiche del terroir del Verdicchio di Matelica.
Al naso risaltano molto i profumi freschi e floreali, mentre sul palato resta un sapore sapido e strutturato, che termina con una nota dolce di pesca e pepe bianco.
La pronunciata vena di acidità è ciò che lo rende estremamente fresco ed equilibrato.
M trova la sua combinazione ideale con i primi piatti di pesce, diventando un accompagnatore